Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Governo Italiano
Ai Parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica

 

Signor Presidente della Repubblica,
Signori rappresentanti del Governo e del Parlamento,

Prendere o lasciare?

PRENDERE per i capelli un Servizio Sanitario Nazionale che sta per affondare e lasciarlo in balia del mare in tempesta, limitandosi esclusivamente a superare l’ennesimo stato di emergenza?

Oppure LASCIARE le logiche, ormai consuetudinarie, di derogare all’applicazione delle norme, procrastinando la risoluzione dei problemi in attesa che, prima o poi, arrivino i soccorsi, adottando invece  interventi correttivi strutturali ed orientando le scelte con approccio di programmazione e pianificazione?

Il recepimento della Direttiva Europea sul riposo compensativo può rappresentare un’opportunità, una leva per porre tutti di fronte alle proprie responsabilità e al contempo per tributare i doverosi riconoscimenti a medici e professionisti sanitari che hanno sorretto le sorti di un SSN pubblico, equo e solidale.

Invece, si è discusso e si continua a discutere del “nuovo” orario di lavoro come se fosse il pretesto per i medici o per gli operatori sanitari per lavorare di meno, quasi a lasciar intendere a cittadini e pazienti che sarà colpa dei medici se non si potranno più garantire servizi e cure. Di contro, chi si propone di rappresentare i professionisti cerca di eludere le radici profonde dei problemi, rifugiandosi dietro improbabili alleanze estemporanee e di comodo con i cittadini, cercando di far passare il messaggio che il futuro della sanità pubblica sia strettamente dipendente dalle sorti di un arcipelago di interessi di parte e di assetti organizzativi e professionali che, invero, non sono più attuali e sostenibili.

Cosa è cambiato dal 25 novembre, data di applicazione della sopracitata norma? Nulla, se non l’imperversare di uno stato di confusione generalizzata, con circolari emanate da alcune Regioni, che talora si contraddicono tra loro, nonché un’agire in ordine sparso da parte delle singole Aziende Sanitarie. E in attesa che le Istituzioni assumano iniziative concrete, fosse la semplice emanazione di linee di indirizzo chiare, il SSN appare disorientato, sospeso in un limbo.

È pertanto lecito interrogarsi sugli scenari futuri: chi garantirà la copertura dei turni in corsia? E la continuità assistenziale? Le decine di migliaia di precari, che hanno fatto gli “straordinari” perché in perenne scadenza di contratto e quindi “ricattabili”? I borsisti? Gli specializzandi? I titolari di contratti atipici o i titolari di rapporti di lavoro libero-professionale, in continuo aumento e senza diritto alcuno?

Ma davvero si vuole ridurre l’erogazione delle cure a un fatto di mera rendicontazione oraria? Tutto ciò non va forse contro l’essenza più intima dell’essere medico e/o operatore sanitario?

Non è certamente questo il quadro più rappresentativo ed esaustivo di quell’esercito di professionisti che operano nel sistema salute, che antepongono la salute dei propri assistiti alla propria esistenza, ai propri affetti, ai propri interessi materiali.

PRENDERE un Sistema Sanitario che fa acqua da tutte le parti ed evolverlo, rinnovarlo, chiedendo ai professionisti di mettersi in discussione oggi per avere un ritorno a medio termine, avendo il coraggio di stabilire in maniera chiara confini e relazioni tra il mandatario pubblico, l’erogatore pubblico e/o privato e il terzo pagante, coinvolgendo nel processo decisionale i professionisti, ripagandoli degli sforzi fatti in questi anni ed investendo nella loro stabilizzazione, per LASCIARE quindi alle spalle una gestione eccessivamente politicizzata della Sanità, che si è dimostrata orientare le proprie scelte in ragione delle appartenenze e delle clientele, invece che delle competenze e del contributo dato al sistema delle cure. Questa può essere la sola via d’uscita all’attuale stato di impasse.

È giunto il momento di superare la logica delle finte concertazioni, che sono in realtà contrattazioni per una sintesi non finalizzata all’interesse del sistema ed al bene comune, bensì a mettere tutti d’accordo in un’ottica di spartizione della gestione dei comparti e del consenso.

Occorre abbandonare gli spot e gli annunci sensazionalistici, che preludono a fantomatiche nuove assunzioni, a nuovi concorsi, alle stabilizzazioni per tutti, solo per illudere i portatori di interesse e tenerli a bada, o peggio per annunciare l’avvio di procedure concorsuali che, se mai partiranno, si concluderanno a cavallo della prima campagna elettorale utile!

LASCIARE per sradicare la corruzione in sanità, per disinvestire dagli sprechi, per liberare risorse utilizzate in maniera improduttiva ed inappropriata, per chiudere unità operative ridondanti o cucite addosso a qualcuno, per rendere “credibili” le premialità in funzione degli obiettivi individuati dalle Aziende, che dovrebbero essere definiti per misurare gli esiti e non i processi; tutto ciò quale premessa, per investire nei settori e sui modelli più produttivi della sanità, per cominciare a misurare le performance dei medici convenzionati, per valorizzare la progressione di carriera anche in funzione del merito e del contributo e delle capacità dimostrate, e non più soltanto in base all’anzianità di servizio o all’appartenenza ad una organizzazione o all’affiliazione ad un partito.

Nel nostro Paese esistono ancora molte potenzialità inespresse in tema di sanità e salute. Molti sono i medici e professionisti sanitari che garantiscono al sistema competenze, eccellenze e voglia di contribuire al cambiamento, all’innovazione e al rilancio del sistema, ma che non riescono ad esprimere la loro produttività massima, intesa quale soddisfacimento del bisogno di salute, in quanto il contesto organizzativo non li supporta sempre in maniera adeguata.

Insistono, altresì, migliaia di figure precarie, che operano con sacrificio e dedizione, nell’illusione di un’agognata stabilizzazione, ed esiste un contingente professionale giovane che non vede un futuro in questo Paese e che guarda ad altre realtà che offrono condizioni molto più dignitose e stimolanti e le esplora senza più guardarsi indietro.

Tutte queste risorse umane contribuiscono a colmare le lacune del sistema e lo continuano a sostenere nella consapevolezza di esserne parte determinante, seppur sia evidente come stiano tamponando le falle di una nave che affonda, che necessità di interventi strutturali, radicali, del sacrificio ulteriore di tutti, ma che deve essere orientato ad un livellamento verso l’alto e non più verso il basso.

Occorre fare un’operazione di verità, responsabilizzare tutti gli attori, fare fronte comune e fare sistema, imparare a guardare non alla opportunità del momento, ma a quelle a medio e lungo termine, anche se ciò dovesse risultare largamente impopolare.

Chi scrive la presente non crede nell’impostazione del “lavorare meno per lavorare tutti”, ma ritiene che sia venuto il momento di costruire un’architettura del sistema delle cure tarata sul bisogno di salute, nonché un’organizzazione tale da mettere i professionisti nelle condizioni di “lavorare meglio” ed avere i giusti riconoscimenti, per soddisfare il bisogno di salute in un’ottica di produttività e sostenibilità, un sistema credibile di valutazione delle performance e di sostegno al miglioramento continuo delle prestazioni, anche attraverso una periodica e seria validazione delle competenze.

Chi scrive è convinto che tutte queste innovazioni possano essere implementate, favorendo la partecipazione attiva e consapevole di tutti gli operatori della salute ai processi decisionali ed alla governance delle professioni e del sistema, sostenendo l’integrazione multidisciplinare e multi-professionale, superando la logica delle parti e dei comparti per ricondurle all’intero, in un’ottica di sistemi, reti e percorsi, nonchè di osmosi culturale tra tutti gli attori e tutte le componenti del processo assistenziale, al fine di tendere ad una sanità di valore.

Soltanto attraverso la promozione di un’alleanza tra medicina e scienza, ovvero fondando i processi decisionali sulle evidenze, sarà possibile garantire un’assistenza medica universale e di qualità a tutti i cittadini.

È necessario ripartire, quindi, da una ottimale gestione delle risorse umane, da una adeguata programmazione e pianificazione del fabbisogno delle professioni mediche e sanitarie, nonché dallo stanziamento di risorse da investire nelle risorse umane, certamente non per perpetrare gli errori, gravi, commessi in passato, non per tamponare e procrastinare, ma vincolando gli investimenti alla stipula di un patto con i professionisti del sistema salute, ad un progetto di vera riorganizzazione e rivisitazione del SSN. Se non con tutti, almeno con le persone di buona volontà e con chi vorrà essere protagonista del cambiamento e del rilancio del sistema.

Per tali ragioni e su queste basi, i sottoscrittori della presente, nel richiamare alle loro responsabilità istituzionali e costituzionalmente definite sia il Parlamento tutto sia il Governo, si rendono disponibili al confronto su proposte finalizzate ad un nuovo progetto di sistema salute, nonché al rilancio del SSN a partire dalla valorizzazione delle risorse umane e rivolgono un accorato appello affinchè in sede di conversione del Disegno di Legge di Stabilità 2016 siano reperite le necessarie risorse, ovvero si disponga la rimozione dei vincoli di spesa per lo sblocco del turn over in sanità.

 

ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI (AIM)

ASSOCIAZIONE ITALIANA GIOVANI MEDICI (SIGM)

 

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