Specializzazione in Medicina Generale, di Comunità e Cure Primarie: una risposta necessaria per affrontare le sfide del Servizio Sanitario Nazionale
L’emendamento 19.18, a firma dei Senatori Castellone, Granato, Angrisani, De Lucia, Russo, Vanin, Laniece, Verducci, presentato al Senato in rappresentanza dei gruppi Parlamentari di maggioranza in seno alla Legge di conversione del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante “misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale”, propone di istituire un percorso universitario di formazione specialistica anche per la medicina generale. Questo nuovo percorso si affiancherebbe ai corsi triennali di formazione specifica di medicina generale erogati dalle Regioni, che, a differenza dei corsi di specializzazione, non posseggono un vero e proprio core curriculum nazionale e non sono soggetti ad un sistema di accreditamento e di miglioramento continuo della qualità. Il nuovo percorso formativo-professionalizzante, oltre ad essere caratterizzato da un ordinamento didattico omogeneo e standardizzato, peraltro in sintonia coi principi della Primary Health Care (PHC) della World Health Organization, consentirebbe di allineare l’Italia al resto d’Europa; infatti, il nostro Paese, allo stato attuale, è l’unico a non prevedere una formazione specialistica per poter svolgere il ruolo di medico di famiglia anche a causa del mancato pieno recepimento delle direttive Comunitarie.
L’emendamento prevede che il corso di specializzazione in Medicina delle Comunità e Cure Primarie (SSMCCP), della durata di 4 anni e già attivo in 5 sedi universitarie (Padova, Modena, Bologna, Bari e Napoli), venga riordinato e ridenominato in Scuola di specializzazione in Medicina Generale, di Comunità e Cure Primarie (SSMGCCP), nonché sia riconosciuto quale formazione specifica di medicina generale (FSMG), consentendo ai futuri diplomati specialisti di poter esercitare anche la professione di medico di medicina generale (MMG). Tali scuole di specializzazione, che documentano un percorso formativo qualificante, ben strutturato ed articolato in reti formative integrate tra università, territorio (con in prima linea i medicina di medicina generale) ed ospedale, sono già oggi in possesso di tutti i requisiti previsti dalla normativa europea, ma il titolo da esse rilasciato ai medici che le frequentano non consente loro, inspiegabilmente, di esercitare la Medicina Generale. Infatti, la SSMCCP, sin dalle origini, ha l’obiettivo di formare “medici specialisti nel settore professionale della medicina di famiglia e di comunità (DM MURST 3 luglio 1996) con compiti clinici e di coordinamento della rete delle cure primarie”. La SMCCP è, pertanto, l’unica Specializzazione universitaria che forma medici specialisti nelle Cure Primarie/Assistenza Sanitaria Primaria (DIM 4 febbraio 2015, n.68). Gli specializzandi iscritti a tale scuola acquisiscono le competenze previste frequentando gli ambulatori territoriali dei MMG e dei pediatri di libera scelta, nonché i centri di cure primarie, gli Hospice, gli Ospedali di comunità (laddove esistenti), ecc. Lo specialista acquisisce anche specifiche competenze ed esperienze negli interventi di promozione della salute e prevenzione, e viene addestrato a un approccio comunitario alle malattie (acute e croniche) e di presa in carico globale in tutte le fasi della malattia, comprese le fasi terminali. Per inciso, è notizia degli ultimi giorni che il Ministero della Salute, in ossequio ad una previsione di legge, a mezzo di un apposito decreto abbia inserito la scuola di specializzazione in Medicina di comunità e delle cure primarie tra le scuole equipollenti alla disciplina di Cure palliative. E, coerentemente, il Ministero della Salute ha incrementato la dotazione dei contratti di formazione specialistica da destinare su base nazionale a tale percorso formativo.
Il valore aggiunto di un percorso specialistico di MGCCP è rappresentato, dunque, dall’esercitare la medicina generale con un ampliato bagaglio culturale e di competenze, che include anche l’orientamento alla comunità, l’esercizio delle cure palliative (possibilità al momento preclusa a chi è in possesso del solo diploma di FSMG), nonché l’accesso all’organizzazione dei servizi sanitari di base. In sintesi, il fine è quello di formare degli specialisti del territorio pronti per affrontare le sfide del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) rappresentate dai mutati scenari di salute, dal maggior impatto delle cronicità, dalla appropriatezza delle cure, e dalle incombenze poste dalla corrente pandemia, che richiede risposte organizzate ed integrate a livello di comunità.
E’ bene sottolineare, altresì, che sulla base di queste solide basi culturali e formative, l’emendamento a firma Castellone ed al. si prefigge di identificare la SSMCCP quale unico percorso di formazione specialistica equiparato alla formazione specifica di medicina generale, poiché in possesso dei requisiti minimi previsti dalla Direttiva 2005/36/CE (Art. 28, comma 3). Conseguentemente, non vi
potranno essere delle equipollenze con altre discipline specialistiche, ma l’accesso al ruolo di MMG sarà garantito esclusivamente a quanti in possesso di un diploma regionale di FSMG, che potrà comunque continuare ad essere conseguito attraverso la frequenza dei corsi regionali, nonché ai nuovi specialisti in Medicina Generale, di Comunità e delle Cure Primarie.
Inoltre, l’estensione delle finalità dell’emendamento anche al centinaio di medici già in possesso del diploma di formazione specialistica in MGCCP e MCCP non configura in alcun modo una sanatoria, in quanto si tratta di medici che hanno partecipato ad un concorso a graduatoria nazionale, risultando vincitori, e che posseggono un diploma di specializzazione che conferisce loro un indiscutibile bagaglio culturale e formativo ai fini dell’esercizio della medicina generale.
Ed ancora, gli aspetti qualificanti di siffatta iniziativa Parlamentare hanno potenzialità di più grande impatto per il SSN. L’interscambio culturale tra università e territorio, infatti, favorirebbe lo sviluppo di una osmosi culturale tra ospedale e territorio e l’adozione di un approccio di sistema, superando la logica delle parti e dei silos, nonché creando i presupposti per svolgere attività di ricerca nell’ambito di medicina generale e cure primarie, aprendo la strada alla codifica di un settore scientifico disciplinare dedicato e, quindi, alla creazione di ruoli universitari (ricercatori e professori), nonchè di insegnamenti specifici nei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia e nei corsi post-lauream. Inoltre, questo percorso consentirebbe ai futuri specialisti in Medicina Generale in possesso delle necessarie competenze di accedere alla direzione delle unità operative di cure primarie, coniugando il ruolo assistenziale a quello organizzativo. Non sfuggono, in ultimo, le ricadute positive connesse alla titolarità di un contratto di formazione specialistica, e delle relative tutele, per i giovani medici che intraprenderanno questo percorso formativo in alternativa ai corsi di formazione regionale ed alle collegate borse di studio.
In conclusione, per quanto prima richiamato ed argomentato, non si può fare a meno di appoggiare con forza questa proposta innovatrice, confidando che la Politica non ceda, ancora una volta, alle resistenze di quanti si oppongono ad una necessaria evoluzione della medicina generale nel nostro Paese per favorire il permanere dello status quo.
Dott. Pignatti Fabio
Dirigente Medico Organ. Servizi San. di Base
Responsabile nazionale Cure Primarie AIM
Dott. Giorgio Sessa
Medico di Medicina Generale
Membro e sostenitore campagna “2018 Primary Health Care: Now or Never”
Annalisa Napoli
Medico di Medicina Generale e Continuità Assistenziale Segretario Nazionale SIGM