Appello di AIM a Governo e Parlamento: si dispongano misure di sostegno mirate per le coppie di operatori sanitari al fine di garantire adeguata assistenza e sicurezza ai figli minori di anni 12.

La vita di medici, infermieri e in generale di tutti gli operatori sanitari in era di pandemia da Sars-CoV-2 può risultare proibitiva, non solo per il grande impegno profuso sul campo con abnegazione, ma anche per la gestione quotidiana extra-lavorativa. Questa difficoltà è ancora più sentita nei casi in cui entrambi i coniugi operano nel settore della sanità e salute o in caso di famiglie monogenitoriali, che hanno in carico figli minorenni.

Già in tempi di “normalità”, la gestione dei nuclei familiari così composti può risultare complessa per onorare i turni di notte e le reperibilità. In corso di pandemia, con la necessaria chiusura delle scuole e la doverosa tutela nei confronti dei nonni e dei parenti anziani, siffatte situazioni sono diventate in alcuni casi ingestibili.

Il Governo ha già previsto la possibilità per i lavoratori di usufruire di 15 giorni al 50% di congedo o di un bonus per la baby-sitter. Quest’ultima opportunità non risulta di semplice attuazione, essendo in primis difficile trovare una babysitter in maniera repentina e soprattutto disposta a lavorare a casa di chi, ogni giorno è a rischio di contagio.

Per non parlare di chi ha il grave problema di porsi in isolamento a domicilio, esponendo la prole ad un elevato rischio di trasmissione del virus.

Pertanto, l’Associazione Italiana Medici (AIM) rivolge un appello affinché il Parlamento, in sede di conversione del primo provvedimento governativo utile, recepisca la seguente proposta a tutela degli operatori sanitari tra loro coniugi o coppie di fatto: “Per tutta la durata dello stato di emergenza pandemica, le aziende sanitarie ed i datori di lavoro dei servizi essenziali socio-sanitari verificano la presenza di lavoratori (medici, infermieri, farmacisti, biologi, tecnici sanitari, ed ogni altra tipologia di operatore sanitario) coniugati o conviventi con operatori sanitari, il cui contestuale impegno lavorativo possa essere incompatibile con la gestione ed assistenza dei figli minori. A tal fine, i datori di lavoro adottano ogni iniziativa utile ad assicurare la presenza di uno dei due genitori per l’assistenza dei figli minori, nonché la protezione del minore nel caso in cui un genitore si trovasse in isolamento presso altro domicilio. Nel particolare, si provvede a

1- assicurare una compatibilità nell’alternanza dei turni lavorativi, considerando anche lo spostamento dalla residenza al lavoro e viceversa;

2- concedere il congedo su base volontaria fino a 15 giorni con retribuzione al 100% per uno dei due genitori (o diviso tra i due genitori), nonché, in caso di richiesta per necessità relative alla assistenza di figli minori di anni 12, di concedere ulteriore congedo illimitato con retribuzione non inferiore al 50%;

3- garantire, in caso di un genitore posto in isolamento, una adeguata e dignitosa ospitalità abitativa o comunque il sostegno necessario.


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